I thé: thé alla menta dal Marocco

Il thé gunpowder, coltivato in Cina, raccolto e seccato per evitarne la fermentazione e quindi arrotolato manualmente in piccole sfere, è destinato per la maggior parte all'esportazione nel Maghreb, dove è usato per la preparazione del più tipico thé nordafricano.

Il thé è rapidamente infuso in acqua bollente, zuccherato e riportato a lieve bollore sinché lo zucchero non sia sciolto, quindi versato sulle foglie di menta nana marocchina, fresca e abbondante, direttamente nei caratteristici biccheri in vetro decorato. Il miele può sostituire lo zucchero e, nella stagione invernale, in cui la menta non è reperibile, possono essere utilizzate foglie di assenzio (detto chiba o sheeba) o di verbena (che i marocchini chiamano louiza, come gli spagnoli hierba luisa). Il thé è versato dall'alto per favorire il deposito di eventuali residui e la menta non viene lasciata a lunga nella teiera e nei bicchieri, per evitarne la rapida declinazione amara.

Il rituale marocchino del thé caraterizza gli incontri informali come le serate più importanti ed esclusive. Tradizionalmente, il thé viene servito tre volte. L'offerta è un gesto di ospitalità e il galateo impone di accettarne almeno due bicchieri. Il crescente tempo di infusione conferisce diverse sfumature di sapore.

Le premier verre est aussi amer que la vie,
le deuxième est aussi fort que l'amour,
le troisième est aussi doux que la mort.


L'abbinamento di sapori del thé alla menta è riproposto in molte miscele europee, realizzate con menta essiccata, tra cui Tuareg di L'essenza del thé, "il thé classico del deserto, fresco e dissetante", e Gunpowder Menthe di L'arte del ricevere, un "mélange verde dalle foglie arrotolate che racconta di un uomo a passeggio tra i vicoli di Marrakech alla ricerca di piantine di menta nana per preparare il suo bicchiere di thé".