In viaggio: al checkpoint di Qalandiya

"E alla fine di una lunga giornata, fatevi servire dell'olio, e intingetevi il pane condito nello za'tar. All'inizio, non mi piaceva molto lo za'tar, lo trovavo piuttosto amarognolo. Vi era un venditore ambulante che lo vendeva in grandi vasi di plastica davanti al checkpoint di Qalandiya, appoggiato ad uno spartitraffico in cemento, sfidando la polvere e le colonne di auto che aspettavano il via libera dei soldati. Ogni volta che mi vedeva, me ne proponeva una nuova confezione, e io dovevo spiegargli che quello che avevo già comprato da lui mi sarebbe bastato per i successivi tre anni. "Yu'tīk-l-'āfiya, che Dio ti conceda la salute" gli dicevo, congedandomi da lui. Quando sono triste, apro ancora quel vaso e consumo un pizzico di za'tar: non so perché, ma ha un effetto antidepressivo. Se potessi, ora gleili comprerei tutti quei vasi, per regalarli a chi no può andare in Palestina, perché in quella combinazione di timo selvatico, summaco, semi di sesamo e sale sta il sapore della vita. La vita nella sua essenza." (da Muri, lacrime e za'tar. Storie di vita e voci dalla terra di Palestina di Gianluca Solera)